CHI SONO

 

L’Architettura è espressione culturale essenziale dell’identità storica in ogni Paese. L’Architettura si fonda su un insieme di valori etici ed estetici che ne formano la qualità e contribuisce, in larga misura, a determinare le condizioni di vita dell’uomo e non può essere ridotta a un mero fatto commerciale regolato solo da criteri quantitativi. L’opera di architettura tende a sopravvivere al suo ideatore, al suo costruttore, al suo proprietario, ai suoi primi utenti. Per questi motivi è di interesse pubblico e costituisce un patrimonio della Comunità.
La tutela di questo interesse è uno degli scopi primari dell’opera professionale e costituisce fondamento etico della professione. La società ha dunque interesse a garantire un contesto nel quale l’Architettura possa essere espressa la meglio, favorendo la formazione della coscienza civile dei suoi valori e la partecipazione dei cittadini concernenti il loro interesse; gli architetti hanno il dovere, nel rispetto dell’interesse presente e futuro della società, di attenersi al fondamento etico proprio della loro disciplina.
Gli atti progettuali degli architetti rispondono all’esigenza dei singoli cittadini e della comunità di definire e migliorare il loro ambiente individuale, familiare, collettivo e di tutelare e valorizzare il patrimonio di risorse naturali, culturali ed economiche del territorio, adottando nella realizzazione dell’opera, le soluzioni tecniche e formali pi adeguate ad assicurarne il massimo di qualità e durata e il benessere fisico ed emozionale dei suoi utenti.
Le norme di etica professionale che seguono sono l’emanazione di questo assunto fondamentale che appartiene alla formazione intellettuale di ogni architetto. Esse completano, nell’ambito delle leggi vigenti, le Norme per l’esercizio e l’ordinamento della Professione”.
E’ questa la premessa al nuovo testo delle Norme di deontologia Professionale predisposto dal Consiglio Nazionale degli Architetti e approvato definitivamente dall’Assemblea dei presidenti degli Ordini Provinciali.
Non sempre gli architetti si ricordano di queste parole durante l’esercizio della professione  tanto sono condizionati dai problemi connessi all’economia della produzione edilizia ed infrastrutturale e dal sistema di norme giuridiche tese a controllare gli interventi sul territorio e nell’edilizia, ma sin dalla sua prima comparsa l’uomo ha plasmato il mondo intorno a se per rendere la propria vita più confortevole. Spesso il risultato non rispecchia quei principi a cui ho fatto riferimento, basta vedere, per esempio,  alcuni interventi di edilizia popolare o l’opera nichilista di alcune Archistar, poco attenti alle esigenze della comunità ed al contesto naturale, ma più concentrati sul compiacimento per la loro realizzazione.
Per questo motivo noi architetti dobbiamo tornare alle origini, dobbiamo cercare di ricordarci più spesso delle parole dei Grandi Maestri dell’Architettura;  diceva Adolf Loos nel 1910: ”Se in un bosco troviamo un tumulo lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto un uomo. Questa è Architettura”.
Un semplice tumulo di terra diventa architettura perché opera dell’uomo e a causa della sua forma evoca emozioni.  E’ un concetto semplice ma dentro di se evoca principi che dovrebbero far propri tutti gli architetti. L’architettura deve evocare emozioni ed io vorrei aggiungere emozioni “positive”.
La passione che metto nella mia professione mi sta portando a fare un percorso, un percorso di cui non vedo il traguardo; Renzo Piano nel 1998 ha detto: “Che cos'è l'architettura? Sono trent'anni che la faccio, ma forse solo ora sto cominciando a comprenderla: essa, tanto per incominciare, è un servizio, nel senso più letterale del termine, in quanto attività produttiva di cose utili.
Io per il momento sono arrivato a quasi vent'anni anni di carriera, sono ancora troppo legato al passato, a causa dei miei studi universitari e troppo legato al presente, perché è il tempo in cui vivo, ma guardo al futuro, perché è il tempo che mi da entusiasmo e speranza. Tra una trentina d’anni potrò fermarmi e voltarmi indietro e pensare questa è la mia architettura… la mia vita.

 

Andrea Torsello